Creatività e psicoterapia EMDR
Da moltissimi anni accompagno psicoterapeuti in supervisione per aiutarli a integrare l’EMDR nella pratica clinica.
Molto frequentemente incontro l’urgenza di completare il protocollo, la delusione e il senso di inefficacia quando il disturbo non scende a zero su un ricordo traumatico all’interno di una o due sessioni.
Come ogni terapia anche l’EMDR non è una performance ma un atto creativo co-costruito insieme alla persona che accompagniamo.
La creatività ha le sue fondamenta nell’intuizione, nella flessibilità e favorisce un piacere intrinseco anche nel curante quando caratterizza il setting clinico.
La saggezza del protocollo EMDR è infinita, così come le sue potenzialità e come sono unici e diversi tutti gli incontri tra due persone in psicoterapia.
Ogni fase del protocollo EMDR, ogni parola scelta nell’accompagnare alcune domande, la sequenza stessa proposta da Francine Shapiro per la seduta è ricca di moltissimi saperi.
Possiamo essere puliti, precisi e rispettosi dell’autoguarigione senza scivolare in gabbie di rigidità e performance.
Come ogni psicoterapia concediamoci le scivolate del curante, osserviamole e prendiamocene cura in supervisione o in terapia personale. Nulla è più utile al nostro processo di apprendimento che sbagliare e riparare. Accogliamo i blocchi elaborativi nelle sedute con curiosità, senza l’ansia o la fretta (cattivissima consigliera la fretta nella vita così come in terapia) di andare oltre per chiudere protocolli. Se attribuiamo il blocco al fallimento del terapeuta, proviamo a cambiare prospettiva.
Nei blocchi, negli ostacoli, nelle frizioni relazionali in terapia troveremo il materiale clinico più interessante. Osserviamolo con curiosità per accompagnarci al meglio nella nostra magnifica professione.
Buona creatività a tutti cari colleghi 💐
Giada Maslovaric