Persone Altamente Sensibili: chi sono e come si muovono nel mondo?

“La sensibilità è la bilancia sulla quale viene misurata la forza.” Silvia Zoncheddu

La tipologia delle Persone Altamente Sensibili (PAS), è stata identificata e descritta per la prima volta nel 1996 dalla psicologa clinica e ricercatrice Elaine Aron nel suo libro “The Highly Sensitive Person” dopo studi iniziati nel 1990. Non si tratta di una sindrome patologica, ma di una caratteristica neutra che spesso causa una modalità di risposta più accentuata rispetto a una media statistica di fronte a stimoli socio-ambientali e personali. È una caratteristica innata, quindi non modificabile né con l’intelligenza, né con la volontà. Inizialmente si pensava che ci fossero due gruppi di sensibilità: uno altamente sensibile e l’altro non, mentre recenti studi dimostrano che la caratteristica è distribuita su un continuum sul quale le persone cadono in tre gruppi di sensibilità; basso (29%), medio (40%), ed alto (31%), distribuito equamente tra i due sessi, con circa un 70 per cento delle PAS introverse e un 30 percento estroverse (Lionetti et al., 2018; Aron 2018). I primi studi condotti dalla dott.ssa Aron in collaborazione con il marito, neurologo e ricercatore, dimostrarono che la sensibilità di elaborazione sensoriale (Sensory Processing Sensitivity, SPS) è una variabile unidimensionale del processo sensoriale e come tale, parzialmente indipendente sia dalla introversione che dalla emotività (Aron, Aron, 1997): grazie a queste evidenze, venne formulato un questionario a 27-items che permettesse la valutazione dell’elevata sensibilità. SPS risulta perciò la base sulla quale si è poggiato lo sviluppo di uno strumento psicometrico per la differenza inter-individuale della sensibilità. (Greven et al., 2019). La dott.ssa Aron riassume la caratteristica del profilo dei PAS attraverso l’acronimo D.O.E.S: 

  1. D come profondità (depht) dell’elaborazione: una persona PAS osserva e riflette prima di agire e elabora maggiormente ogni elemento dell’esperienza. Le HSP sottopongono ogni cosa ad una maggiore attenzione, collegando e paragonando ciò che notano alle esperienze passate, a quelle recenti e similari, sia consapevolmente che inconsapevolmente. Possiamo paragonare questo costrutto a quello di “intuito”, che le PAS posseggono. Anche gli studi di neuroscienze hanno indagato questa caratteristica, notando come i PAS usino, nella processazione delle informazioni, centri cerebrali più “profondi” (come l’insula) a dispetto dei non PAS.
  2. O per over-stimulation (sovra-stimolazione) in cui la persona PAS incorre facilmente: prestando maggiore attenzione ad ogni dettaglio si stanca prima – gli stimoli provenienti dal mondo interno ed esterno, vividamente percepiti, possono diventare soverchianti. Gli HSP si stancano velocemente a causa della sovra-stimolazione oppure, avendo imparato la lezione, tendono ad evitare più di altri situazioni ritenute snervanti (motivo per il quale possono anche essere impropriamente individuati come introversi o socialmente evitanti). Anche il semplice trascorrere di una giornata quotidiana, data la profondità dell’elaborazione sensoriale, può stancare un PAS molto prima di un non PAS!
  3. E sta per enfasi (emphasis) tipica delle reazioni emotive oltre che per empatia (empathy), colonne portanti dell’esperienza interna della persona PAS. Queste persone mostrano una maggiore attività dei neuroni a specchio, come rilevato da Acevedo. Quando si parla di reattività emotiva si intende che un PAS, posto di fronte ad una situazione emotivamente connotata, non solo sente intensamente l’emozione dell’altro come se fosse la propria (empatia), ma anche si sente portato ad agire (reattività).
  4. S sta per subtetlies (essere sensibili ai dettagli): le persone PAS riescono a vedere i piccoli particolari che agli altri sfuggono. Ciò vale sia per la percezione degli elementi ambientali (luci, rumori, colori…) sia per la percezione interna propria e altrui (vissuti personali, elementi dell’esperienza interpersonale, vissuti dell’altra persona…). Questa micro-percezione è alla base dell’esperienza di over-stimulation ma anche della maggiore abilità, avendo tempo a disposizione, di interagire con l’ambiente interno ed esterno producendo risposte più intelligenti (adattive). (Aron, 1996 e 2018). 

Queste caratteristiche possono risultare sia molto adattive che estremamente disfunzionali. In uno studio condotto da Suomi su scimmie rhesus nate con un tratto chiamato up tight (ansioso, nervoso) mostrava come esse soffrissero di un deficit serotoninergico congenito che aumentava la loro vulnerabilità ad ansia e depressione (a contatto con condizioni di vita stressanti). Nei gruppi sociali di queste scimmie, la presenza di individui up tight equivaleva anche ad avere in branco individui più capaci di valutare la pericolosità/bontà di ambienti e cibi. Determinando – relativamente a loro spese – un vantaggio in termini di sopravvivenza ed adattamento per il gruppo. Infine, le scimmie rhesus che avevano il tratto in questione, se allevate da madri esperte, mostravano precocità di sviluppo, resilienza allo stress e capacità di diventare leader. Ispirata da questo lavoro, la dott.ssa Aron individuò che le persone molto sensibili si connotano per la presenza di una condizione genetica predisponente: rilevò che un 15-20% della popolazione ha una maggiore ricettività nei confronti della stimolazione (descritta poi come tratto PAS)

Questa considerazione portò la ricercatrice a rilevare anche una correlazione tra le caratteristiche descritte e la tendenza alla depressione. Nel 2005 la Aron rilevò che i PAS esposti ad un vissuto infantile problematico mostravano una maggiore incidenza di sviluppare depressione o ansia in età adulta rispetto alle persone con una infanzia similare ma non PAS. Gli studi compiuti rilevarono che anche le condizioni stressanti di vita potevano, nella persona PAS più che nelle non PAS, catalizzare lo sviluppo di sintomatologia ansioso depressiva. 

Tre studi con la risonanza magnetica funzionale dimostra che la scala HSP è associata a differenze d’attivazione nelle regioni del cervello che sono correlati all’attenzione e la percezione (Acevedo et al., 2014; Aron et al., 2010; Jagiellowicz et al., 2011). Un altro studio fMRI riporta evidenze che neuroni correlati con una maggiore reattività emotiva sottostanno la caratteristica SPS. (Acevedo et al., 2018). Nello studio d’Acevedo et al. (2014), persone altamente sensibili e non sensibili guardarono fotografie di parenti stretti e di sconosciuti con volti neutri, felici o tristi. I risultati documentarono che le PAS elaborano più in profondità le informazioni e i loro neuroni a specchio sono più attivi nel guardare le foto a prescindere dalla loro relazione con la persona o della sua espressione visiva. (Acevedo et al., 2014). Un altro esperimento randomizzato interculturale e neuroscientifico, ha mostrato che ci sono poche differenze culturali tra PAS mentre questi svolgono delle attività più o meno difficili. Sembrerebbe che le PAS basano i loro giudizi più direttamente sugli stimoli effettivi in arrivo, così come sono, piuttosto che su un filtro di informazione culturale. (Aron et. al, 2010). Questa capacità di elaborare maggiormente emozioni altrui e di emozionarsi per stimoli subdoli è sia una qualità rara che incredibilmente preziosa perché rende la vita ricca ed intensa. È una capacità straordinaria di comprendere l’intenzione, le motivazioni e i desideri degli altri. 

Bambini Altamente Sensibili (PAS)

La dott.ssa Elena Lupo, divulgatrice esperta in bambini altamente sensibili, scrive nel suo libro “Il tesoro dei bambini sensibili, conoscerlo, gestirlo, valorizzarlo”, che i bambini PAS hanno un’empatia che supera la norma e sono in grado di percepire in modo approfondito le aspettative, giudizi, rifiuti, richieste sociali ed altro, rendendoli fortemente vulnerabili al loro ambiente. 

È pertanto, fondamentale che il loro ambiente li accolga e sostenga : è possibile che il bambino PAS non venga riconosciuto e rispettato per la sua caratteristica, e anzi che venga invalidato per il suo temperamento e per le sue necessità. Per esempio  il bambino PAS spesso richiede un tempo differente per svolgere i compiti oppure gli esami scolastici; questa necessità deriva dalla maggiore difficoltà a concentrarsi legata alla gestione emotiva sia delle aspettative interne che delle manifestazioni esterne (2017). Gli individui più sensibili tendono ad essere più reattivi sia per le condizioni avverse che per le condizioni di sostegno, mentre gli individui meno sensibili sono meno reattivi alla minaccia, ma hanno anche meno probabilità di beneficiare di aspetti positivi dell’ambiente. Basandosi sul lavoro della E. Aron, Pluess e Boniwell condussero un programma di resilienza in un contesto scolastico per vedere se la caratteristica dell’alta sensibilità avrebbe moderato l’efficacia nel prevenire depressione tra ragazze di 11 anni. Infatti, unicamente le ragazze che avevano ottenuto un punteggio alto sulla scala dell’alta sensibilità avevano un abbassamento significativo dei sintomi depressivi (2015). Risultati simili sono emersi nel verificare se la sensibilità moderava gli effetti di un intervento di anti-bullismo a scuola. Questo studio, controllato randomizzato che coinvolgeva 2042 allievi, ha comprovato che i ragazzi con un punteggio elevato sulla sensibilità beneficiarono significativamente di più dell’intervento che i ragazzi meno sensibili. (Nocentini et al, 2018). Questi studi furono misurati con la scala HSC (high sensitive children) di 12-item, adattata dalla scala HSP per gli adulti (Pluess et al., 2017, nello studio del 2015 era in fase preparatoria); un questionario sviluppato su un campione di più di 3500 bambini. I risultati dei due studi, dimostrano l’importanza di proporre programmi di interventi di sostegno personalizzati. Inoltre, rilevano che le PAS hanno una sensibilità di vantaggio; “vantage sensitivity”; ovvero sono più sensibili in maniera positiva nei confronti dei vantaggi nel loro ambiente. (Pluess e Belsky, 2013). Questa conoscenza è anche di grande significato individuale per le PAS che tendono a svalorizzarsi, sentendosi sbagliati, diversi e fuori della norma perché parte d’una minoranza della popolazione. Le PAS hanno una sensibilità differenziata, “differential susceptibility” (J. Belsky); approfittano maggiormente d’ambienti favorevoli, ma in ambienti sfavorevoli sono altrettanto influenzati negativamente. Individui che hanno vissuto ambienti avversi da bambini, con un 3 alto Sensory Processing Sensitivity (SPS), soffrono di più d’ansia e di depressione da adulti paragonati con le loro controparti meno sensibili. (Aron et al, 2005, Liss et al., 2005). Si pensa che questa sensibilità differenziata rappresenti una strategia di sopravvivenza alternativa per salvaguardare la specie tra due strategie esistenti. (Aron, 2018). La PAS, che in parte è considerata genetica; SPS è stata associata con l’allele del trasportatore della seroronina (5-HTTLPR; Licht, Mortensen, & Knudsen, 2011) e con altri sette alleli della dopamina (Chen et al., 2011), propone la strategia dell’adattamento e della riflessione profonda oltre di dimostrarsi più cauti, spaventati ed intimoriti in situazioni nuove o minacciose. Altri individui invece, sembrano più sfrontati, aggressivi e impulsivi. Anche tra 100 altre specie, si è trovato questa strategia di sopravvivenza. Qui, i biologi parlano di “responsività”, questo distingue una minoranza d’animali della stessa specie in un gruppo che prestano più attenzione ai dettagli per meglio prevedere il futuro paragonato con la maggioranza del gruppo. (E. Lupo, 2019). 

Gli studi citati dimostrano che questi individui traggono maggiore beneficio da un ambiente positivo ma purtroppo nella nostra società individui meno sensibili tendono a dominare per la loro capacità d’essere più aggressivi e coraggiosi sono i guerrieri della nostra cultura, mentre le PAS, che probabilmente avevano il ruolo di consigliere, leader spirituale, giudice, artista, umanista, guaritore o altro nella nostra storia umana, spesso acquisiscono meno meriti. (Aron, 2015). Tra i tanti spunti che la riflessione ed i lavori che Aron ha prodotto, viene da sottolineare che gli elementi di sovra-stimolazione e reattività emotiva spesso fanno credere a “non PAS” e “PAS” (posto che poi esistono tutte le espressioni intermedie di questo tratto) che questi ultimi abbiano un difetto ma l’aspetto fondamentale è che quando si parla di High Sensivity (spesso tradotto erroneamente con “iper-sensibilità” in italiano) non si fa riferimento ad una condizione anormale o patologica ma ad una condizione di diverso funzionamento (dove diverso non deve venir interpretato come sbagliato). Si spera che queste ricerche e quelle future sull’alta sensibilità, la sensibilità di vantaggio e la sensibilità differenziata, contribuiscano a sviluppare un significato più equo per questa caratteristica umana che è “la sensibilità”.

Alta sensibilità e neurodivergenze: convergenze neuropsicologiche e implicazioni cliniche

Negli ultimi decenni, l’interesse scientifico per i profili neuroatipici ha portato a una maggiore attenzione verso i tratti di alta sensibilità, con particolare riferimento al costrutto della “Highly Sensitive Person” (HSP), teorizzato dalla dottoressa Elaine Aron. Tale profilo descrive individui dotati di una soglia percettiva particolarmente bassa, un’elaborazione cognitiva più profonda degli stimoli ambientali, una maggiore responsività affettiva e un’intensa empatia. Sebbene l’alta sensibilità non costituisca di per sé una neurodivergenza in senso clinico, esistono significative aree di sovrapposizione con quadri neurodivergenti riconosciuti, come l’autismo (in particolare quello definito “ad alto funzionamento”), l’ADHD e il disturbo da disregolazione sensoriale.

1. Base neurobiologica condivisa

Studi di neuroimaging suggeriscono che le persone altamente sensibili mostrano un’attivazione aumentata in aree cerebrali come l’insula, l’amigdala e la corteccia prefrontale mediale—regioni coinvolte nell’elaborazione emotiva, nella consapevolezza interocettiva e nella valutazione sociale. Analogamente, le neurodivergenze come l’autismo e l’ADHD mostrano pattern di attivazione cerebrale che implicano una maggiore reattività agli stimoli sensoriali, difficoltà nella filtrazione degli input e iperconnettività in specifiche reti neurali. Questi dati suggeriscono un continuum neuropsicologico in cui HSP e neurodivergenze possono coesistere o condividere substrati funzionali simili, pur mantenendo distinzioni diagnostiche.

2. Funzionamento sensoriale ed elaborazione intensificata

L’elaborazione sensoriale intensificata è uno dei punti di convergenza più rilevanti. Le persone HSP riferiscono una maggiore sensibilità a suoni, luci, odori, texture, analogamente a quanto osservato nei profili autistici o nei soggetti con SPD (Sensory Processing Disorder). Tuttavia, mentre in alcuni casi tale sensibilità è vissuta come fonte di ricchezza percettiva o empatica, in altri può compromettere il funzionamento quotidiano, generando evitamento sociale, ansia anticipatoria e fenomeni di overstimulation.

3. Componente emotiva e regolazione affettiva

L’alta sensibilità è spesso associata a una spiccata risonanza emotiva e a una maggiore vulnerabilità allo stress relazionale. Questo si riflette anche nelle neurodivergenze, dove l’alessitimia, la disregolazione emotiva e l’iperempatia possono coesistere. In particolare, l’ADHD e il disturbo dello spettro autistico includono frequentemente difficoltà nella modulazione affettiva, nella lettura delle intenzioni altrui e nella gestione delle frustrazioni—aspetti che, pur su basi differenti, trovano risonanza nel funzionamento degli individui altamente sensibili.

4. Aspetti clinici e differenziazione diagnostica

È fondamentale distinguere tra tratti temperamentali (come l’alta sensibilità) e disturbi neuroevolutivi clinicamente significativi. Mentre l’HSP non implica una compromissione del funzionamento adattivo, le neurodivergenze richiedono spesso interventi psicoeducativi, psicoterapeutici o farmacologici. Tuttavia, l’alta sensibilità può fungere da “maschera” o co-fattore nei quadri neurodivergenti, contribuendo a diagnosi tardive o errate, specie nelle donne, spesso più abili nella compensazione comportamentale.

Conclusione

Persone Altamente Sensibili (HSP) e neurodivergenze non devono essere lette in chiave dicotomica, ma come espressioni di una pluralità di funzionamenti cerebrali e psicoaffettivi. Il riconoscimento precoce di tratti sensibili o neurodivergenti non solo facilita una maggiore comprensione del sé, ma può rappresentare un potente strumento di autoregolazione, empowerment e sviluppo identitario. In ambito clinico, una valutazione differenziale accurata, integrata da strumenti qualitativi e osservazione fenomenologica, è cruciale per favorire approcci terapeutici mirati e rispettosi della soggettività neuroatipica.

Dott.ssa Alessandra Carreri
Medico Chirurgo
Counselor
Psicoterapeuta sistemico-relazionale in formazione